lunedì 31 dicembre 2012

FEMMINICIDIO


Dare addosso a don Piero Corsi è come chiedere l’abbattimento del pitbull che ha sbranato un bambino: viene d’istinto, d’altronde abbatterlo può essere anche necessario, ma farlo distoglie l’attenzione che andrebbe posta sull’addestramento ricevuto dalla bestia, portando a attenuare o addirittura a trascurare la responsabilità del suo padrone.
Don Piero Corsi si sviluppa in questo brodo di coltura, si forma sui testi che gli hanno dato da leggere in seminario: legge in Tertulliano che la donna è «la porta del diavolo», in Girolamo che sessualmente è «sempre insaziabile», in Agostino che deve essere «serva di suo marito», giù, giù, fino a Pio XI, per il quale «il matrimonio cristiano implica la supremazia del marito sulla moglie», e a Pio XII, per il quale è «Dio stesso [che] ha voluto questa dipendenza delle mogli». Che la donna debba vestire in modo castigato, sennò si fa oggetto di concupiscenza e provoca intenti lascivi, l’ha letto in Paolo, in Giovanni Crisostomo, e ancora in Agostino, in Gregorio Magno e in Bernardino da Siena, giù, giù, fino alla condanna della minigonna di monsignor Lefebvre.
(Tratto da http://uaar-it.tumblr.com)

AUGURIIIIIIIIIIIIII 2013


Health, Hope, Strength & Love should be enough



















MAKE 2013 YOURS

























IL CANTICO DI ATON


IL CANTICO DI ATON
Tratto dal sito
http://www.tanogabo.it/Mitologia/egizia/Cantico_di_Aton.htm”





“O disco solare vivente,
 quanto sei bello,
 grande, splendente.
 I tuoi raggi circondano le terre
 Fino al limite di tutto ciò
 Che hai creato…
 Come sono numerose le tue opere,
 o dio unico,
 a cui nessuno è uguale.
 Hai creato la terra secondo il tuo desiderio
 E gli uomini e il bestiame,
 e tutto ciò che è nel cielo…
 quando riposi la terra è nell’oscurità
 come se fosse morta,
 tutti i leoni escono dalla loro tana
 tutti i serpenti mordono.”.

 Questo è l’inno al dio del sole che il faraone fece incidere su una parete della tomba del padre della propria sposa Nefertiti.

 Ma adesso vediamo cosa recita il salmo 104 della Bibbia:

 “O signore mio dio
 quanto  sei grande!
 Di maestà e di gloria ti rivesti
 Quanto numerose sono le tue opere
 O mio dio,
 le hai fatte tutte con sapienza;
 piena è la terra
 delle tue creazioni…
 tu ordini le tenebre
 ed è notte
 e i giovani leoni ruggiscono
 in cerca di prede.
 Quando spunta il sole
 Si ritirano e si coricano nelle loro tane”.

 Sembra evidente come l’autore del salmo biblico, assai posteriore al XIV sec. A.C. (di trecento anni circa) conoscesse l’inno di Akenaton.








lunedì 17 dicembre 2012

MIGUEL HERNANDEZ



    NON VOGLIO ALTRA LUCE CHE IL                              TUO CORPO DAVANTI IL MIO


MAD MEN - COS'E' L'AMORE

RACCONTI BONSAI


RACCONTI BONSAI di Germana Fabiano


Racconti in miniatura ma , come i bonsai, perfettamente compiuti. Personaggi sempre diversi, sorpresi in frammenti che racchiudono storie, in storie che racchiudono ognuna un inganno perchè niente, in fondo, è mai come appare. Ogni racconto è un gioco del lettore contro il tempo che serve ad arrivare alla fine, una piccola sfida che ci dimostra quanto sia possibile riempire di magia la vita semplicemente cambiando prospettiva.

SERA DI FESTA  di Germana Fabiano

Le due donne stavano in cucina e tentavano di mettere insieme una cena, con poco successo.
- Tuo padre è sempre il solito, gli dico di uscire a prendere l’acqua e mi torna a casa con un sacco di estranei a cui dare da mangiare, ma chi li ha invitati questi qui! – sbottò la madre a un tratto.
- Shh, possono sentirti – disse la figlia, mentre metteva a scaldare il pane nel forno.
- Sì, quelli! Quelli pensano solo a bere e a discutere e tu cerca piuttosto di non origliare, le loro chiacchiere non ti devono interessare.
- Sono in tanti, mamma, servirà altro vino – disse la ragazza. Aveva sedici anni, le forme piene e folti capelli scuri. Si indovinava, guardando la madre, come sarebbe diventata con gli anni. Per tutta la sera aveva cercato di blandire la madre e di capire cosa dicessero a tavola questi ospiti inattesi, ma non era facile perché ad occuparsi della cena c’erano solo due che andavano e venivano dalla cucina; papà era corso dai vicini a chiedere verdura e altro vino. Ma nell’andirivieni tra la cucina e la sale da pranzo la ragazza tendeva l’orecchio, curiosa, e cercava di attirare l’attenzione del più giovane degli ospiti. Lui l’aveva ringraziata quando aveva portato il vino in tavola e le aveva anche sorriso. Magari sarebbe riuscita a capire dove sarebbe andato il giorno dopo, o dove abitava. Forse avrebbe potuto ricederlo…
- Meno male che la casa l’avevamo già pulita…ma dico io, giusto nei giorni di festa quando la gente vuole stare tranquilla…e dove la trovo io altra verdura…speriamo che tuo padre si ricordi di passare da Maria, che ne ha sempre di più. – La mamma blaterava senza sosta e lei non riusciva a sentire nulla di ciò che dicevano nella stanza accanto.
- Togli tu il pane dal forno, mamma. Io gli porto altro vino – propose. Prese una brocca e tornò in sala da pranzo. Gli ospiti stavano ascoltando affascinati quello di loro che sedeva al centro della tavolata e sembrava avere chissà quali segreti. Ogni volta che lei si avvicinava, lui smetteva di parlare e gli altri la guardavano un po’ infastiditi, come se avesse interrotto meravigliosi racconti riservati unicamente a loro.
“Però il vino lo volete” pensò lei indispettita, e posò la brocca sul tavolo con un gesto aggraziato e un sorriso ipocrita. Mentre tornava in cucina, quello seduto in centro riprese a parlare con il tono di uno caduto in trance. Lei colse al volo qualche parola, qualcosa a proposito del fatto che non avrebbe mai più bevuto.
 “Un altro che non regge il vino, esagera e poi straparla” pensò la ragazza rientrando in cucina mentre la mamma ne usciva col pane caldo. Riempì un’altra brocca con il poco vino rimasto.
- Se tuo padre non torna subito non so proprio che dargli a questa gente! Ma in che situazioni mi mette! – borbottò la mamma rientrando in cucina. Poi le due si sedettero a sbocconcellare pane e verdura, in silenzio. A un tratto, dalla stanza accanto, si udirono voci concitate, rumore di sedie smosse, i passi di qualcuno che correva e usciva in strada. Dalla finestra, la ragazza notò una figura massiccia che fuggiva via.
- Strana gente, forestieri! – commentò la mamma scuotendo la testa. Sentirono chiamare e andarono in sala da pranzo. Gli ospiti stavano andando via di fretta, dovevano aver litigato di brutto perché sulla faccia di tutti loro c’era la medesima aria di disfatta. Le ringraziarono per l’ospitalità e sparirono senza troppi convenevoli, così come erano arrivati. La ragazza ci restò male, perché il bel tipo che aveva adocchiato non le disse neanche arrivederci.
- Meglio così – sibilò la madre. – Comincia a sparecchiare, tu! – La ragazza obbedì, ripulì il tavolo e raccolse le coppe ormai vuote, quelle di legno intagliato dove il vino si assaporava meglio.
- Si sono portati via una coppa.