Tratto da una intervista a Simone Perotti
- 23 Luglio 2012 da www.cadoinpiedi.it
Sta crollando questo
capitalismo basato integralmente sulla finanza e non sull'industria,
sull'artigianato, sulla manifattura, sui fondamentali. Sta arrivando alla sua
ultima fermata, i nodi vengono al pettine
e non si può che assistere all'agonia di un mostro impazzito che è sfuggito al
controllo del suo creatore, e nessuno dei grandi medici, accorsi al suo
capezzale, riesce a curare. Stiamo assistendo a un'agonia della quale non siamo
responsabili, almeno in parte, e su cui non possiamo fare nulla, a meno che non
capiamo che dobbiamo cambiare vita, che il modo per sfuggire il più possibile a
questa crisi e soprattutto per non creare le premesse per la prossima crisi, è
vivere in maniera più sobria, vivere di poco, disertare la borsa e qualunque
investimento finanziario, utilizzare il proprio denaro (poco o tanto che sia) per
fare cose che abbiano un senso chiaro, magari autoproducendo una parte del
nostro cibo, forse creando valore per la produzione di energia che ci serve
realmente e concretamente per scaldarci. Pensiamo a installare un pannello solare
invece di comprare le azioni di chi li produce.
dal
sito http://diciottobrumaio.blogspot.it
Il capitalismo non potrà mai, per sua
natura, soddisfare i bisogni della popolazione nel suo complesso. Il
suo problema è di sostenibilità, nel senso più largo. Il capitale non impiega
il lavoro per produrre “beni”, ma il lavoro produttivo diventa solo un mezzo per valorizzare il capitale,
per produrre plusvalore.
Un
sistema economico che si basa sulla produzione di valori d’uso in quanto valori
di scambio (merci, non generici “beni”), ossia un’economia a cui non interessa
nulla di cosa e come si produce purché il capitale
investito generi profitti, è un sistema intrinsecamente instabile e non
sostenibile nel lungo periodo.